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TAVOLA ROTONDA WEB | LE TRE ERRE DELL'AVVOCATURA
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Ragusa, con il Patrocinio dell'Organismo Congressuale Forense e la partecipazione delle Componenti dell'Assemblea OCF
TAVOLA ROTONDA WEB
VENERDI' 21 APRILE 2023 - ORE 16,30
"LE TRE ERRE DELL'AVVOCATURA"
Ruolo - Rappresentanza - Reddito
Equilibrio di genere nella Legge professionale 247/2012
Rapporto Censis 2022
Obiettivo Agenda 2030
Leadership e nuovo volto del potere
Saluti istituzionali
Avv. Emanuela Tumino, Presidente COA Ragusa e componente dell'Assemblea OCF
Avv. Mario Scialla, Coordinatore OCF
Avv. Accursio Gallo, Segretario OCF
Interventi
Avv. Monica Aste
Avv. Alessandra Dalla Bona
Avv. Elisabetta Brusa
Avv. Maria Isabella Celeste
Avv. Mary Dominici
Avv. Ilaria Li Vigni
Avv. Laura Massaro,
Avv. Emiliana Olivieri
Avv. Lelia Parenti
Avv. Paola Pezzali
Avv. Mariangela Spinella
Avv. Silvana Vassalli
L'evento attribuisce n.3 C.F. in materia deontologica.
Le richieste di iscrizione dovranno essere effettuate dagli iscritti all'Ordine degli Avvocati di Ragusa attraverso la piattaforma RICONOSCO.
WEBTV OCF - Iscrizione nel registro degli organismi di mediazione, intervento dell'Avv. Alessandra Dalla Bona
L'AVV. ALESSANDRA DALLA BONA, COMPONENTE DELL'UFFICIO DI COORDINAMENTO OCF, INTERVIENE SULLA REVOCA DELLA CIRCOLARE MINISTERIALE IN MATERIA DI “REQUISITI PER IL MANTENIMENTO DELL’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI ORGANISMI DI MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE” E LE NUOVE INDICAZIONI DEL MINISTERO
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COMUNICATO STAMPA | Il legittimo impedimento non è una concessione
COMUNICATO STAMPA
IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
NON È UNA CONCESSIONE
L’Organismo Congressuale Forense condanna fermamente l'episodio accaduto alla Collega Ilaria Salamandra, che si è vista incredibilmente negare, dal Tribunale penale di Roma, la richiesta di rinvio del processo, legata ad esigenze di cura del figlio di due anni ricoverato in ospedale.
È intollerabile che, ancora oggi, gli avvocati si trovino costretti a ribadire ciò che è una garanzia di giusto processo e di tutela delle parti in causa e dei loro difensori: il legittimo impedimento che giustifica un doveroso rinvio dell'udienza.
E spiace dover rilevare che sia proprio la magistratura a nullificare questa garanzia procedimentale, alterando anche quel rapporto di leale collaborazione che dovrebbe presidiare ogni fase processuale.
OCF si pone a fianco della Collega, alla quale esprime il pieno sostegno, e proseguirà nelle sue iniziative politiche per impedire che l'eccessiva discrezionalità sulla sussistenza della legittimità dell'impedimento rischi di tracimare in decisioni discriminatorie, riservandosi ogni iniziativa a tutela degli avvocati e del loro fondamentale ruolo di difensori dei diritti.
Roma, 15 aprile 2023
CS Legittimo impedimento 15 aprile 2023
ASSEMBLEA OCF 14 E 15 APRILE 2023 | DOCUMENTO SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE
DOCUMENTO SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Approvato dall’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense del 14 e 15 aprile 2023
In relazione ad alcune notizie che hanno dato luogo ad un acceso dibattito nell’opinione pubblica e tra i giuristi su vitali aspetti della tutela della persona e dell’IA, quali
= l’adozione di provvedimento da parte del Garante per la protezione dei dati personali, volto a domandare chiarimenti ad OpenAI sul funzionamento del generatore di testi Chat GPT3,
= il conseguente blocco da parte della società proprietaria dello stesso Chat GPT3, per gli utenti dal territorio italiano,
= la lettera aperta pubblicata da Future of Life Institute e sottoscritta da numerosi ricercatori, manager e esperti del settore, volta ad ottenere una “moratoria” nello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale generativa,
OCF, respinge ogni opinione estrema
= e dunque da una parte la fuga in avanti tecnicista e tecnoentusiasta, che ha condannato la iniziativa del Garante;
= e dall’altra qualsiasi tentazione luddista e tecnofobica;
Condivide la preoccupazione espressa recentemente da papa Francesco “che le tecnologie digitali siano servite ad aumentare le disuguaglianze nel mondo.”;
rileva che il giurista debba proporsi quale protagonista nello studio della evoluzione tecnica e scientifica, esattamente nel momento in cui nascono i "nova", esaltando così il proprio ruolo, ovvero quello di costruire la società del futuro nel rispetto della persona, di immaginare le evoluzioni della tecnologia e le responsabilità nello sviluppo, bilanciando gli interessi del mercato con i diritti fondamentali del singolo e tutelandoli da eventuali pericoli che si possano profilare;
ribadisce che la direzione percorsa dalle istituzioni europee e nazionali rappresenta il giusto equilibrio perché il progresso non travolga l'uomo e l’umano e comunque non si arresti; e ciò sia con riferimento ai controlli eccessivi ad esempio di paesi come Cina o Russia, sia al liberismo o tecnicismo sfrenato di altri paesi come gli Stati Uniti;
rivendica la importanza del regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR), quale modello di normativa che pone al centro la persona, come punto di partenza di chiunque voglia impegnarsi nel campo della intelligenza artificiale;
richiama la attenzione sulla consapevolezza che, senza la illusione di fermare il progresso, tutti i processi si possono e si devono governare, e che tuttavia appaiono evidenti
= la questione politica della enorme sproporzione di potere tra gli organismi pubblici nazionali - che hanno il compito di attuare le regole - e le grandi imprese digitali alle quali quelle regole sono destinate,
= la necessità, bene evidenziata nella lettera aperta pubblicata da Future of Life Institute, di progettare nuovi sistemi di sicurezza, di autorità di controllo, di costruzione di conoscenze e competenze che mantengano nelle mani dell’uomo la potestà sulla macchina e sull’intelligenza artificiale;
auspica che il testo normativo sulla intelligenza artificiale in discussione nell’Unione europea
= da una parte ponga la giusta attenzione alla definizione dei rischi portati nei singoli settori,
= e dall’altra permetta alle imprese di sperimentare gradualmente ed in sicurezza (con il meccanismo delle cosiddette sandbox): per valutare le reazioni e permettere le modifiche necessarie; per aprire al pubblico ciò che è veramente sicuro; e per dettare già da ora linee guida per innovazioni future, in maniera che la ricerca non subisca arresti, ma sia comunque orientata al rispetto di regole meditate ed efficaci;
INSISTE, INFINE,
perché la ricerca e la normazione sulle nuove tecnologie sia orientata secondo gli obiettivi indicati
= dall’art. I-3 della Costituzione per l’Europa, per “combatte[re] l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove[re] la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore.”;
= e dall’art. 3 Cost., verso “il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”;
e perché ogni istituzione orienti la sua azione verso la formazione collettiva e dei singoli volta alla comprensione ed al corretto uso dei nuovi strumenti.
In proposito richiama le conclusioni già presentate da OCF a corredo del proprio documento programmatico sull’intelligenza artificiale presentato all’ultimo Congresso Nazionale Forense di ottobre 2022 a Lecce, approvate con la mozione n. 44 dai delegati Congressuali con cui si sono invocati, quali elementi essenziali per una corretta e democratica applicazione dell’Intelligenza artificiale ai modelli processuali e giurisdizionali coerente ai principi Costituzionali, i seguenti punti:
- l’istituzione di organismi di ideazione, monitoraggio, revisione, implementazione e verifica delle soluzioni tecnologiche applicate alla tutela dei Diritti, compartecipati dalle predette componenti socio politiche, con eguali ed equilibrate funzioni (consultive e decisorie).
- L’introduzione di regole di applicazione delle soluzioni tecnologiche alla tutela dei diritti che rispettino il principio di verificabilità,
- Garantire che nell’intervento dell’intelligenza artificiale nei processi decisionali, sia assicurata la verificabilità del dato sottoposto a decisione, per evitare che un input incontrollato vizi l’output decisionale, secondo il metodo scientifico che impone la ripetibilità e falsificabilità di ogni esperimento, per evitare che un pregiudizio meccanico ed incontrollabile incida sul giudizio conclusivo.
Auspica quindi, come previsto dalla mozione congressuale n. 49 (Rocchi – Ulof)
la costituzione di un'autorità nazionale indipendente, composta da esperti di ogni pertinente disciplina, giuristi, filosofi, informatici, analisti dei dati, i cui componenti siano designati dalle istituzioni forensi e dal Consiglio Superiore della Magistratura, alla quale:
- sia affidata la competenza dello studio dell’utilizzazione dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito della giurisdizione, ivi compresi gli strumenti di indagine e di ricerca della prova, al fine di costituire una cultura condivisa tra tutti gli operatori della giustizia e promuovere la loro comune formazione sul tema;
- spetti esprimere, previo accertamento del rispetto dei diritti fondamentali della persona, della conformità ai principi etici e dell’insussistenza o della minimizzazione dei rischi di cui alle premesse, un parere preventivo e vincolante in ordine all'utilizzabilità nell'ambito della giurisdizione di ogni strumento di Intelligenza Artificiale destinato ad assistere un’autorità giudiziaria: da quelli di ausilio alle indagini della polizia giudiziaria e dell'autorità inquirente, a quelli di predizione o di ausilio alla decisione del giudice.
In sintesi l’Assemblea OCF evidenzia come nello specifico ambito della giustizia sia indefettibile che i sistemi di intelligenza artificiale garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali e la non-discriminazione; la qualità e la sicurezza dei dati ed il loro costante aggiornamento; la trasparenza, l’imparzialità e l’equità del loro trattamento; il controllo da parte dell’utilizzatore professionale adeguatamente formato e consapevole con la verificabilità sia delle banche dati di input che dei percorsi di loro elaborazione e decisori; infine la salvaguardia del ruolo dell’Avvocato nella giurisdizione e la autonomia e l’indipendenza della funzione giurisdizionale.
Roma, 15 aprile 2023
Documento IA approvato Assemblea 14 e 15 aprile 2023
ASSEMBLEA OCF 14 APRILE 2023 | DOCUMENTO SU CRITICITA’ DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE
DOCUMENTO SU CRITICITA’ DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE E SULLE INIZIATIVE DI UCPI PER I GIORNI 19, 20 E 21 APRILE 2023
Approvato dall’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense del 14 e 15 aprile 2023
Con documento depositato al Ministro Nordio subito dopo il suo insediamento l’ OCF ha indicato l’ineludibilità di interventi legislativi nel settore penale.
In particolare si è ribadita la necessità di un’ampia riforma volta a realizzare un diritto penale minimo, presupposto affinchè qualunque sistema penale sia efficace.
Si sono, poi, richieste al Governo, prima ancora dell’entrata in vigore della Legge Cartabia, le modifiche a innovazioni legislative ritenute lesive del diritto di difesa e tali da determinare un assetto incostituzionale del processo penale.
In particolare si è rilevato che l’esigenza di velocizzare il processo non può risolversi nell’introdurre formalismi in materia di impugnazioni, il mancato rispetto dei quali determina l’inammissibilità del gravame.
Ciò ha generato, soprattutto nell’ambito della difesa di ufficio, un evidente sacrificio del diritto spettante al condannato in primo grado a una rivalutazione nel merito, ciò in violazione della presunzione di non colpevolezza.
Ad oggi gli articoli 581 comma 1 ter e quater cpp in materia di impugnazioni sono rimasti invariati nonostante le richieste di modifica provenienti dall’avvocatura già espresse in specifici deliberati sin dal Congresso di Lecce.
Ne viene fuori un processo penale che guarda poco ai profili sostanziali della colpevolezza e innocenza e troppo alla deflazione e velocizzazione del processo.
Si è, poi, rappresentata la necessità, alla luce dell’incremento degli oneri posti a carico della difesa, di ampliare i termini per proporre impugnazioni avverso le sentenze di condanna e quelli di cui all’art. 415 bis cpp.
Va detto che il sistema processuale penale scaturito dalla Legge Cartabia si caratterizza fin dalla fase delle indagini per l’introduzione di termini perentori e decadenze che rendono l’attività difensiva un percorso ad ostacoli, difficilmente coniugabile con l’idea di un sistema penale di marca liberale.
Ebbene, nei primi setti mesi di attività del Governo, non vi sono state innovazioni tendenti a realizzare gli obiettivi ritenuti primari da OCF:
1) separazione delle carriere;
2) depenalizzazione;
3) riduzione dell’elenco dei reati ostativi;
4) modifica della disciplina delle intercettazioni per evitare abusi. In particolare va eliminata la prevista utilizzazione delle intercettazioni al di fuori dei reati per i quali sono autorizzate (in linea con i principi delle sentenze delle Sezioni Unite Penali Scurato e Cavallo);
5) modifiche volte a ridurre l’abuso della custodia cautelare in carcere;
6) ampliamento del ricorso alle misure alternative al carcere;
7) introduzione di norme che rafforzino la presunzione di non colpevolezza che è alla base della regola di giudizio del processo penale;
8) irrobustimento degli organici dei magistrati e degli amministrativi del settore giustizia.
Quanto alla custodia cautelare e alla esigenza di limitarne l’abuso, l’OCF ha sollecitato una riforma che preveda l’adozione dei provvedimenti cautelari da parte di un organo collegiale.
Di contro, già si è evidenziato che, nonostante un programma del Governo in tema di giustizia di marca liberale, le prime leggi in ambito penale si sono caratterizzate per la loro ispirazione securitaria e populista, con introduzione di nuove fattispecie penali e di prevenzione.
L’ OCF in questi sei mesi ha più volte ribadito le esigenze dell’avvocatura anche in occasione di confronti con i magistrati (seminari organizzati con MD).
Da ultimo, ancora più preoccupante è l’evidente frenata nel dare attuazione alla delega in tema di riforma dell’ordinamento giudiziario.
Tale riforma, infatti, è finalizzata a porre rimedio ad evidenti patologie che si riflettono inevitabilmente sulla fiducia del cittadino nella giustizia (porte girevoli, fuori ruolo, attività dei Consigli Giudiziari e partecipazione degli avvocati, valutazione professionale dei magistrati).
Su tutti questi temi l’Unione delle Camere Penali riferisce in un recente documento di avere constatato forti resistenze ai cambiamenti auspicati, nonostante l’impegno in tal senso del Ministro Nordio.
Per tali ragioni ha indetto tre giorni di astensione dalle udienze nelle date del 19, 20 e 21 aprile 2023.
Pur nella consapevolezza che lo strumento dell’astensione deve essere utilizzato con cautela e parsimonia, l’Assemblea OCF ne condivide le ragioni.
Roma, 14 aprile 2023
Documento del 14.04.2023 su astensione Camere Penali (1)
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA | Revoca circolare in materia di "Requisiti per il mantenimento dell'iscrizione nel registro degli organismi di mediazione"
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
REVOCA CIRCOLARE IN MATERIA DI " REQUISITI PER IL MANTENIMENTO DELL'ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI ORGANISMI DI MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE"
COMUNICATO STAMPA | OCF interviene sulla circolare ministeriale del 5 aprile 2023 in tema di requisiti per il mantenimento dell’iscrizione nel registro degli organismi di mediazione civile e commerciale
COMUNICATO STAMPA
OCF interviene sulla circolare ministeriale del 5 aprile 2023 in tema di requisiti per il mantenimento dell’iscrizione nel registro degli organismi di mediazione civile e commerciale
Stante il protrarsi dell’attesa per l’emanazione del Regolamento attuativo del dlgs 149/2022 ( cd. Riforma Cartabia) che lo stesso ministero dovrebbe redigere, il Ministero della Giustizia ha ritenuto di dover indicare nel dettaglio i prossimi adempimenti previsti a carico degli organismi e agli enti che si occupano di mediazione entro il termine del 30 aprile 2023.
Con la premessa che il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, di attuazione della delega conferita al Governo con legge 26 novembre 2021, n. 206, tra l’altro “per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie”, avesse inteso incentivare la mediazione quale misura deflattiva del contenzioso giudiziario, il Ministero ha così adottato il 5 aprile scorso una circolare che pone in tale difficoltà l’attività degli organismi di mediazione forensi da provocarne la probabile chiusura, non senza averne prima paralizzato l’attività.
Il provvedimento che, va sottolineato, non ha efficacia di legge ed esorbita all’evidenza dalla sua funzione tipica impone agli organismi di mediazione adempimenti onerosi, di fatto inattuabili e /o impossibili.
E ciò ai fini della iscrizione e della permanenza degli organismi stessi nei registri ministeriali con l’ovvia conseguenza che, ove alla stessa venisse data applicazione, gli Organismi non potrebbero più svolgere le mediazioni.
L’effetto della circolare è quindi esattamente l’opposto di quello dichiarato in premessa o meglio è esattamente l’opposto di ciò che la riforma Cartabia si prefigge, perchè la circolare rende impossibile offrire il servizio di mediazione in particolare agli organismi forensi . E’ la medesima circolare a riconoscere la sua stessa illegittimità, peraltro, laddove essa afferma che i requisiti indicati e richiesti sono “ sinora non previsti ” così chiarendo di aver introdotto requisiti che la norma primaria non dispone.
E, tuttavia, la sanzione prevista per la mancata adozione di prescrizioni all’evidenza illegittime entro il 30 aprile prossimo è la sospensione e/o la cancellazione degli organismi dall’elenco ministeriale, elenco tenuto dal Ministero che ha emanato il provvedimento ed è delegato per legge alla sua tenuta; la permanenza nell’elenco è requisito fondante per legge l’ operatività degli organismi di mediazione.
Giova rammentare alcuni degli adempimenti più inconcepibili: l’obbligo di avere un dipendente a tempo indeterminato ogni 200 fascicoli, con onere per gli organismi forensi di implementare piante organiche o nel minimo di sottrarre personale ad altre funzioni con costi insostenibili; l’esclusività dell’oggetto sociale per le fondazioni forensi, l’ apertura di due sedi e si tratta solo di alcuni esempi. A tacere della necessità imposta dalla circolare agli organismi di adottare una piattaforma di secondo livello, complicata e costosa, che si aggiunge agli obblighi di firma digitale o elettronica qualificata, imponendo costi aggiuntivi che ricadono sulle spalle degli organismi di mediazione e delle parti private, con immediate difficoltà di svolgimento delle mediazioni telematiche.
Gli organismi di mediazione non possono adempiere a tutti e forse nemmeno a una minima parte dei requisiti prescritti dal ministero soprattutto a causa degli elevati oneri che essi imporrebbero ma la mediazione è obbligatoria ed è condizione di procedibilità della domanda giudiziale.
Le insormontabili criticità sono il portato evidente della circostanza che nella redazione di tale circolare e degli emendamenti del licenziando DM 180/10 non vi sia stato, seppure fosse stato offerto, alcun confronto con l’ Organismo Congressuale Forense.
Essendo impossibile per gli organismi di mediazione adeguarsi alla circolare in oggetto, va scongiurata l’inevitabile sospensione del servizio di mediazione tra venti giorni in tutto il paese, onde evitare gravi conseguenze per i cittadini e le imprese e per il sistema giustizia.
Si richiede, con forza, pertanto l’immediato annullamento in autotutela della circolare e la convocazione tempestiva di un tavolo di confronto con l’Organismo Congressuale Forense.
Roma, 13 aprile 2023
CS Iscrizione nel registro degli organismo di mediazione 13.04.2023
RAPPORTO SULL'AVVOCATURA 2023 | Relazione del Coordinatore OCF avv. Mario Scialla
RAPPORTO SULL’AVVOCATURA 2023
L’AVVOCATURA OLTRE LA CRISI, PROSPETTIVE DI CRESCITA DELLA PROFESSIONE
Cresce il reddito complessivo dell’Irpef. (10,7%)
Cresce il reddito medio annuo (+12,2%)
Migliora la perfomance reddituale media delle classi d’età più giovani e delle donne.
Certamente questi valori sono positivi e dobbiamo fare in modo che si consolidino.
Bisogna però dare altrettanto peso ad un altro dato e cioè quello che il 48,6% del campione intervistato individua nell’elevato numero di avvocati e nella sovrabbondanza dell’offerta di servizi legali i principali fattori di rischio per il futuro.
Ed allora se effettivamente siamo tanti, troppi dicono la metà dei colleghi, è particolarmente interessante l’indagine che è stata svolta da Cassa Forense sulla domanda dei servizi legali, incentrata sul Terzo Settore.
Dico questo perché anche l’Organismo Congressuale Forense sta lavorando da qualche anno - ed anche quest’anno ripeterà l’indagine - ad un progetto che ritengo nevralgico a questi fini e che è indispensabile per orientare le future scelte politiche e strategiche dell’avvocatura: le piccole e medie imprese di quale avvocato hanno bisogno e soprattutto c’è un modo per far lavorare di più ed in maniera più efficace gli avvocati, recando un migliore e più tempestivo risultato ai propri clienti?
E quindi come ci vede una fascia significativa del mercato? Hanno sempre e solo bisogno di avvocati che inizino delle cause o necessitano anche di una attività di consulenza capillare e continuativa?
Perché noi per capire dove deve andare l’Avvocatura dobbiamo anche sapere che capacità di inserimento e penetrazione abbiamo nel mercato e soprattutto cosa vuole il mercato.
In questi giorni ho letto due articoli che mi hanno colpito, frutto dell’analisi di due colleghi che stimo e che conosco bene: uno è Bruno Sazzini, ex Segretario Generale di Anf che ha grandi doti d’analisi e profondità di pensiero che si domanda “Che cosa resterà di noi (prigionieri del nostro destino)” e l’altro è Antonino La Lumia, Presidente dell’ Ordine degli Avvocati di Milano e Tesoriere Ocf che unisce l’originalità di pensiero che gli deriva da tanti anni di associazionismo, al sano pragmatismo ordinistico, che consiglia “Un bagno di contemporaneità”.
Il primo rinviene l’accentuarsi della crisi del ruolo e della funzione dell’Avvocato a seguito del tentativo dello Stato di recuperare l’efficienza del sistema giudiziario che determina un contenimento dell’accesso alla giurisdizione pubblica e nell’incapacità dell’Avvocatura di allargare i confini delle attività professionali. Ciò determina uno smarrimento delle poche certezze sul proprio ruolo da parte del ceto forense: rimane l’esercizio dell’attività defensionale, sempre più limitato, mentre tutti gli altri campi non sono riservati ma contendibili da molti altri soggetti.
Il secondo ritiene che bisogna dare una nuova prospettiva agli avvocati, andando ad ampliare gli interventi in ambiti ancora poco frequentati ma centrali per chiunque faccia consulenza o assistenza al di fuori del contenzioso, riferendosi in particolare alle nuove tecnologie, ai settori dell’agroalimentare, della moda, della privacy e del commercio internazionale. Inoltre occorre puntare sulle migliori soluzioni per favorire l’aggregazione degli studi perché le imprese chiedono sempre più spesso un unico interlocutore.
Io credo che chiedere e battersi per fare più processi, per far funzionare queste benedette riforme della giustizia civile e penale che tanti problemi stanno creando, non significa essere conservatore o nostalgico quanto semmai pensare anche ai propri assistiti che non si rivolgono più alla giustizia non per propria scelta ma perché spaventati e disincentivati.
Nel contempo ignorare che la società sta cambiando e che vi è richiesta in settori nei quali siamo meno specializzati significa non avere futuro. Significa essere certamente troppi, come dicono i colleghi intervistati, in quell’ambito che tutti vogliamo praticare e per il quale siamo preparati (il giudiziale) lasciando in mano a pochi professionisti tanto lavoro in materie che richiedono una maggiore specializzazione e che andrebbero ampliate, a beneficio di tutti.
Ed aggiungo una cosa, per inserire un nuovo elemento nella discussione sul tema che ci impegna oggi (l’avvocatura oltre la crisi) che mi deriva dall’interlocuzione diretta con gli Ordini nei vari Fori che sto girando: all’Organismo Congressuale Forense raccomandano di battersi per allentare le incompatibilità che frenano la competitività, soprattutto nel settore societario, nei riguardi delle altre professioni e, per lo stesso motivo, eliminare alcune norme deontologiche in tema di pubblicità e comunicazione.
Ed allora il quadro si arricchisce di elementi e di interrogativi. Nelle nostre assemblee che teniamo mensilmente ci stiamo sempre più chiedendo quale sia l’avvocato che vogliamo: il difensore dei diritti, esclusivamente nelle aule di giustizia, tetragono ad ogni sollecitazione esterna?
Io una idea me la sono fatta che parte dal penale che è la materia che conosco meglio: tutto deve passare dalle aule di giustizia e dall’avvocato ma non tutto deve necessariamente definirsi in un dibattimento.
Un difensore che abbia tanti strumenti a disposizione, compresi quelli alternativi al dibattimento, ed al quale spetti il primo giudizio prognostico sulle scelte da compiere per il proprio assistito non credo sia un professionista svalutato ma anzi credo debba avere una maggiore capacità tecnica ed essere assistito da una migliore specializzazione. E’ quindi un avvocato più qualificato e forse anche meglio retribuito perché risolve il problema di chi si affida a lui.
Ed altrettanto ritengo possa dirsi negli altri ambiti del diritto.
In una prospettiva di crescita della professione non può mancare una riflessione sulla femminilizzazione della professione, come peraltro riportato nell’invito all’incontro odierno.
Ruolo, rappresentanza e reddito sono le tre R che inquietano le colleghe di OCF e l’Avvocatura in genere, compresi noi uomini, perché sebbene si registri un piccolo miglioramento dal rapporto odierno, con riferimento ai redditi, c’è ancora molto da lavorare.
Ancora oggi, infatti, la differenza di reddito medio tra un uomo e una donna è tale che occorre sommare il reddito di due donne per arrivare al reddito percepito da un uomo.
L’avvocatura tutta deve avere quale obiettivo il supporto del principio di Pari Opportunità al proprio interno, al fine di limitare i sempre più crescenti fenomeni di cancellazione dagli albi, in un contesto economico estremamente fragile, emerso soprattutto negli ultimi anni che riguarda essenzialmente l'avvocatura al femminile.
La crisi pandemica, infatti, ha esposto maggiormente le avvocate ad una situazione di incertezza, costringendo migliaia di professioniste all'abbandono. Spetta infatti alle donne gran parte del lavoro di cura della famiglia e quindi è evidente come si riversi soprattutto su di loro la difficoltà di conciliare la propria professione con gli impegni familiari e non solo.
Cassa Forense può fare molto e già sta procedendo nella giusta direzione.
Non si può pensare a dazione di somme per colmare il gap: sarebbe impossibile e credo neppure una operazione condivisa.
Si può però pensare ad interventi collaterali, per la previsione di ulteriori forme di assistenza alla genitorialità, insistendo con politiche quali quelle già positivamente messe in campo con il coworking ed inoltre realizzando progetti di accudimento per i minori, anche all’interno dei tribunali o con agevolazioni in tema di babysitteraggio, maggiori sostegni alle famiglie monogenitoriali, forme di supporto per gli avvocati e le avvocate che si trovano a dover accudire i propri familiari e maggiori agevolazioni nella previsione di corsi di formazione specializzanti idonei a creare nuove forme di occupazione da sostenere a distanza e con modalità agili.
Occorre cioè mettere le colleghe in condizione di lavorare nei periodi più delicati e consentire loro di mantenere un buon regime reddituale.
Insomma c’è molto da fare ed in ogni settore e le prospettive non sono rosee ma io credo che se le componenti dell’avvocatura, oggi qui riunite, come già sta avvenendo in questi ultimi mesi, si interrogano senza pregiudizi sul futuro della professione e sull’avvocato che vogliamo, senza far pesare le logiche di appartenenza, sono certamente in grado di invertire la rotta, tamponare la crisi ed indirizzarci ad un futuro sicuramente diverso ma che non escludo sia migliore dell’attuale
Il Coordinatore
Avv. Mario Scialla
Rapporto sull'Avvocatura 2023 - Intervento Coordinatore avv. Mario Scialla
Rapporto sull'Avvocatura 2023 - Cassa Forense Censis
COMUNICATO STAMPA | LA "GIUSTIZIA POSTALE" DEL PROGETTO POLIS NON SACRIFICHI I DIRITTI DEI CITTADINI
COMUNICATO STAMPA
GIUSTIZIA DI PROSSIMITÀ, IL PROGETTO POLIS TRA MARKETING E DIRITTI
OCF esprime dubbi sulla reale efficacia del progetto e chiede un confronto con il Ministero
È dei giorni scorsi la notizia, diffusa dal Ministero della Giustizia e ampiamente ripresa dalla stampa, della partenza del c.d. “Progetto Polis”, attraverso il quale anche gli uffici postali saranno abilitati a rilasciare certificati giudiziari.
Al momento, sono otto le strutture abilitate in via sperimentale e il Ministro Nordio ha dichiarato che “Con questa giustizia di prossimità il cittadino può accedere a tutti i servizi che una volta gli imponevano trasferimenti lunghi e costosi, senza muoversi dal proprio comune di residenza”.
L’Organismo Congressuale Forense, pur accogliendo con favore qualsiasi iniziativa volta a supportare le richieste dei cittadini con canali di comunicazione più agevoli, non può che esprimere grande preoccupazione in ordine alla prospettata apertura di sportelli giudiziari direttamente negli uffici postali: tale decisione, infatti, è stata adottata in assenza del necessario confronto con l’Avvocatura, soggetto rilevante della giurisdizione, e si sta risolvendo in un vano tentativo di colmare le significative criticità preesistenti, divenute dirompenti a seguito della prima riforma della geografia giudiziaria.
Si cerca, in altri termini, di compensare i territori privati dei presidi giudiziari con fantomatici sportelli di prossimità, definiti dalla politica “l’ultima frontiera” del sistema giudiziario.
Già qualche anno fa, il Ministero aveva varato l'istituzione, presso i Comuni, degli sportelli di prossimità (mai concretamente decollati), che avrebbero anche la funzione di offrire servizi, consulenze, con l'ausilio di personale dello stesso Ente, nella delicata materia della Volontaria Giurisdizione.
OCF ritiene che detti sportelli dovrebbero limitarsi - al più - al rilascio di certificati o all’inoltro di istanze per la sola nomina di Amministratori di sostegno, procedimenti nei quali, purtroppo, non è ritenuta necessaria la difesa tecnica, nonostante la giurisprudenza di legittimità sia di contrario avviso.
La soluzione per una giustizia efficiente e realmente vicina a tutti i cittadini non può, né deve, essere quella di proporre improbabili succedanei degli uffici giudiziari: ogni rischio di errore da parte di un cittadino che “fa da solo” si traduce, infatti, in appesantimento e aggravio della situazione di generale criticità.
Pertanto, OCF chiede al Ministro della Giustizia che i diritti dei cittadini non vengano compromessi dall’esclusione in radice dell’assistenza di un difensore, a salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno e, in particolar modo, dei diritti della persona coinvolti nelle procedure affidate agli sportelli di prossimità.
Roma, 10 aprile 2023
CS SU PROGETTO POLIS GIUSTIZIA DI PROSSIMITÀ
COMUNICATO STAMPA | L'OCF sostiene l'iniziativa del Movimento Forense sul DDL Balboni
COMUNICATO STAMPA
OCF sostiene l’iniziativa del Movimento Forense sul DDL Balboni
In un momento difficile per l’avvocatura è importante essere vicini alle colleghe ed i colleghi. Il disegno di legge a prima firma del senatore Alberto Balboni, Presidente Commissione Affari Costituzionali, presentato il 5 aprile nella Sala Nassirya del Senato, prevede la riduzione/esenzione da contributo unificato e oneri nel recupero dei crediti dei liberi professionisti e supera la concezione ideologica per cui il lavoro da tutelare sia solo quello subordinato e non anche quello delle libere professioni.
Tale disegno di legge costituisce garanzia di fattiva uguaglianza tra le diverse categorie, anche quale propulsione di una ripresa economica.
La proposta, come sopra evidenziato, mira ad «estendere le esenzioni dal pagamento delle spese processuali e le riduzioni delle medesime spese previste per le controversie di lavoro alle procedure di recupero del credito relativo a compensi professionali» Più precisamente, si propone di estendere «il regime delle spese di giustizia previsto per le controversie individuali di lavoro ai procedimenti aventi ad oggetto il recupero di crediti riguardanti compensi o rimborsi, derivanti dall'esercizio di una libera professione organizzata in ordine o collegio, entro la competenza di valore del Giudice di pace».
L’Organismo Congressuale Forense plaude all’iniziativa, promossa e sostenuta da Movimento Forense, auspicando una sempre maggiore collaborazione rispetto ai progetti nati all’interno delle associazioni, quale occasione di confronto reciproco, suggerendo che nella successiva discussione parlamentare, l’importo venga adeguato ai nuovi limiti di competenza dell’Ufficio, considerando dunque le agevolazioni per il recupero dei crediti fini a 10.000 Euro. L'Organismo Congressuale Forense
Roma, 7 aprile 2023