RAPPORTO SULL’AVVOCATURA 2023

  L’AVVOCATURA OLTRE LA CRISI, PROSPETTIVE DI CRESCITA DELLA PROFESSIONE

 

Cresce il reddito complessivo dell’Irpef. (10,7%)

Cresce il reddito medio annuo (+12,2%)

Migliora la perfomance reddituale media delle classi d’età più giovani e delle donne.

Certamente questi valori sono positivi e dobbiamo fare in modo che si consolidino.

Bisogna però dare altrettanto peso ad un altro dato e cioè quello che il 48,6% del campione intervistato individua nell’elevato numero di avvocati e nella sovrabbondanza dell’offerta di servizi legali i principali fattori di rischio per il futuro.

Ed allora se effettivamente siamo tanti, troppi dicono la metà dei colleghi, è particolarmente interessante l’indagine che è stata svolta da Cassa Forense sulla domanda dei servizi legali, incentrata sul Terzo Settore.

Dico questo perché anche l’Organismo Congressuale Forense sta lavorando da qualche anno – ed anche quest’anno ripeterà l’indagine – ad un progetto che ritengo nevralgico a questi fini e che è indispensabile per orientare le future scelte politiche e strategiche dell’avvocatura: le piccole e medie imprese di quale avvocato hanno bisogno e soprattutto c’è un modo per far lavorare di più ed in maniera più efficace gli avvocati, recando un migliore e più tempestivo risultato ai propri clienti?

E quindi come ci vede una fascia significativa del mercato? Hanno sempre e solo bisogno di avvocati che inizino delle cause o necessitano anche di una attività di consulenza capillare e continuativa?

Perché noi per capire dove deve andare l’Avvocatura dobbiamo anche sapere che capacità di inserimento e penetrazione abbiamo nel mercato e soprattutto cosa vuole il mercato.

In questi giorni ho letto due articoli che mi hanno colpito, frutto dell’analisi di due colleghi che stimo e che conosco bene: uno è Bruno Sazzini, ex Segretario Generale di Anf che ha grandi doti d’analisi e profondità di pensiero che si domanda “Che cosa resterà di noi (prigionieri del nostro destino)” e l’altro è Antonino La Lumia, Presidente dell’ Ordine degli Avvocati di Milano e Tesoriere Ocf che unisce l’originalità di pensiero che gli deriva da tanti anni di associazionismo, al  sano pragmatismo ordinistico, che consiglia “Un bagno di contemporaneità”.

Il primo rinviene l’accentuarsi della crisi del ruolo e della funzione dell’Avvocato a seguito del tentativo dello Stato di recuperare l’efficienza del sistema giudiziario che determina un contenimento dell’accesso alla giurisdizione pubblica e nell’incapacità dell’Avvocatura di allargare i confini delle attività professionali. Ciò determina uno smarrimento delle poche certezze sul proprio ruolo da parte del ceto forense: rimane l’esercizio dell’attività defensionale, sempre più limitato, mentre tutti gli altri campi non sono riservati ma contendibili da molti altri soggetti.

Il secondo ritiene che bisogna dare una nuova prospettiva agli avvocati, andando ad ampliare gli interventi in ambiti ancora poco frequentati ma centrali per chiunque faccia consulenza o assistenza al di fuori del contenzioso, riferendosi in particolare alle nuove tecnologie, ai settori dell’agroalimentare, della moda, della privacy e del commercio internazionale. Inoltre occorre puntare sulle migliori soluzioni per favorire l’aggregazione degli studi perché le imprese chiedono sempre più spesso un unico interlocutore.

Io credo che chiedere e battersi per fare più processi, per far funzionare queste benedette riforme della giustizia civile e penale che tanti problemi stanno creando, non significa essere conservatore o nostalgico quanto semmai pensare anche ai propri assistiti che non si rivolgono più alla giustizia non per propria scelta ma perché spaventati e disincentivati.

Nel contempo ignorare che la società sta cambiando e che vi è richiesta in settori nei quali siamo meno specializzati significa non avere futuro. Significa essere certamente troppi, come dicono i colleghi intervistati, in quell’ambito che tutti vogliamo praticare e per il quale siamo preparati (il giudiziale) lasciando in mano a pochi professionisti tanto lavoro in materie che richiedono una maggiore specializzazione e che andrebbero ampliate, a beneficio di tutti.

Ed aggiungo una cosa, per inserire un nuovo elemento nella discussione sul tema che ci impegna oggi (l’avvocatura oltre la crisi) che mi deriva dall’interlocuzione diretta con gli Ordini nei vari Fori che sto girando: all’Organismo Congressuale Forense raccomandano di battersi per allentare le incompatibilità che frenano la competitività, soprattutto nel settore societario, nei riguardi delle altre professioni e, per lo stesso motivo, eliminare alcune norme deontologiche in tema di pubblicità e comunicazione.

Ed allora il quadro si arricchisce di elementi e di interrogativi. Nelle nostre assemblee che teniamo mensilmente ci stiamo sempre più chiedendo quale sia l’avvocato che vogliamo: il difensore dei diritti, esclusivamente nelle aule di giustizia, tetragono ad ogni sollecitazione esterna?

Io una idea me la sono fatta che parte dal penale che è la materia che conosco meglio: tutto deve passare dalle aule di giustizia e dall’avvocato ma non tutto deve necessariamente definirsi in un dibattimento.

Un difensore che abbia tanti strumenti a disposizione, compresi quelli alternativi al dibattimento, ed al quale spetti il primo giudizio prognostico sulle scelte da compiere per il proprio assistito non credo sia un professionista svalutato ma anzi credo debba avere una maggiore capacità tecnica ed essere assistito da una migliore specializzazione. E’ quindi un avvocato più qualificato e forse anche meglio retribuito perché risolve il problema di chi si affida a lui.

Ed altrettanto ritengo possa dirsi negli altri ambiti del diritto.

In una prospettiva di crescita della professione non può mancare una riflessione sulla femminilizzazione della professione, come peraltro riportato nell’invito all’incontro odierno.

Ruolo, rappresentanza e reddito sono le tre R che inquietano le colleghe di OCF e l’Avvocatura in genere, compresi noi uomini, perché sebbene si registri un piccolo miglioramento dal rapporto odierno, con riferimento ai redditi, c’è ancora molto da lavorare.

Ancora oggi, infatti, la differenza di reddito medio tra un uomo e una donna è tale che occorre sommare il reddito di due donne per arrivare al reddito percepito da un uomo.

L’avvocatura tutta deve avere quale obiettivo il supporto del principio di Pari Opportunità al  proprio  interno, al fine di limitare  i  sempre più crescenti fenomeni di cancellazione dagli albi, in un contesto economico estremamente fragile, emerso soprattutto negli ultimi anni  che riguarda essenzialmente l’avvocatura al femminile.

La crisi pandemica, infatti, ha esposto maggiormente le avvocate ad una situazione di incertezza, costringendo migliaia di professioniste all’abbandono. Spetta  infatti alle donne gran parte del lavoro di cura della famiglia  e quindi è evidente come si riversi soprattutto su di loro la difficoltà di conciliare la propria professione con gli impegni familiari e non solo.

Cassa Forense può fare molto e già sta procedendo nella giusta direzione.

Non si può pensare a dazione di somme per colmare il gap: sarebbe impossibile e credo neppure una operazione condivisa.

Si può però pensare ad interventi collaterali, per la previsione di  ulteriori forme di assistenza alla genitorialità, insistendo con politiche quali quelle già positivamente messe in campo con il coworking ed inoltre realizzando progetti di accudimento per i minori, anche  all’interno dei tribunali o con agevolazioni in tema di babysitteraggio, maggiori sostegni alle famiglie monogenitoriali,  forme di supporto  per gli avvocati e le avvocate che si trovano a dover accudire i propri familiari e  maggiori agevolazioni nella previsione di corsi di formazione specializzanti idonei a creare nuove forme di occupazione da sostenere a distanza e con modalità agili.

Occorre cioè mettere le colleghe in condizione di lavorare nei periodi più delicati e consentire loro di mantenere un buon regime reddituale.

Insomma c’è molto da fare ed in ogni settore e le prospettive non sono rosee ma io credo che se le componenti dell’avvocatura, oggi qui riunite, come già sta avvenendo in questi ultimi mesi, si interrogano senza pregiudizi sul futuro della professione e sull’avvocato che vogliamo, senza far pesare le logiche di appartenenza, sono certamente in grado di invertire la rotta, tamponare la crisi ed indirizzarci ad un futuro sicuramente diverso ma che non escludo sia migliore dell’attuale

Il Coordinatore

Avv. Mario Scialla

Rapporto sull’Avvocatura 2023 – Intervento Coordinatore avv. Mario Scialla

Rapporto sull’Avvocatura 2023 – Cassa Forense Censis