In tempi di coronavirus, mentre altre giurisdizioni discutono di processi in videoconferenza, per i giudici di pace la soluzione adottata dal Ministero della Giustizia è stata quella di acquistare una licenza per sei mesi di Office 365 e del software Teams.
“Una decisione del tutto inadeguata, a fronte di una emergenza destinata a durare ben più a lungo, che denuncia il totale disinteresse di via Arenula e degli addetti alla Giustizia per una giurisdizione da sempre considerata minore e che tuttavia incide fortemente sui diritti dei cittadini”.
La denuncia arriva dall’Organismo Congressuale Forense, che lancia alcune proposte a breve e a medio termine al Ministro Bonafede per affrontare la situazione.
“Il sistema in uso presso i giudici di pace, il SIGP, non è adeguato a gestire il processo a distanza – spiega il Coordinatore dell’OCF Giovanni Malinconico – e la licenza per sei mesi è miope e di respiro corto. Non solo. Si tratta di uffici molto precari anche dal punto di vista logistico e per i quali spesso è impossibile gestire gli accessi. Non solo non possiedono alcuna forma di informatizzazione, ma nessuno si sta preoccupando di fornirgli mezzi adeguati. Ragion per cui nella fase due rischiano di non poter svolgere attività”.
Di qui le proposte dell’OCF, fra le quali ad esempio prevedere l’impiego della pec per tutte le comunicazioni e le notificazioni di cancelleria e contemporaneamente creare una pec collegata ad ogni fascicolo cartaceo per inoltrare le comparse conclusionali e le ordinanze di nomina di ctu nonché la relativa accettazione dell’incarico. A lungo termine la prospettiva migliore sarebbe quella di ripensare l’intero sistema del processo telematico.
“In uno stato di diritto non dovrebbe esistere una giustizia di serie A davanti ai tribunali per gli interessi forti, e una giustizia di serie B davanti ai giudici di pace, per gli interessi comuni – conclude Malinconico – ma ora questa Cenerentola della giustizia rischia di restare completamente paralizzata a causa dell’abbandono in cui versa. Il che equivarrebbe ad una gravissima forma di denegata giustizia nei confronti del cittadino che chiede la tutela dei propri diritti davanti al Giudice di prossimità.
Abbiamo già posto il problema al Ministro e speriamo di avere riscontro in breve tempo”.