DOCUMENTO SULLA RIFORMA IN MATERIA PENALE E

SULLA NECESSITA’ DI ATTUARE LA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO

Approvato dall’Assemblea dell’OCF il 18.11.2023

 

 

L’OCF vuole riaffermare che è compito precipuo dell’Avvocatura rifiutare l’impostazione che monopolizza il dibattito sulla giustizia penale mettendo al primo posto una visione efficientista fondata sul solo dato quantitativo, quasi che l’unica aspirazione del cittadino sia la velocizzazione del processo e non anche la qualità della giurisdizione.

L’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense ritiene che la visione della giustizia penale, che emerge prepotente alla luce delle riforme legislative dell’ultimo anno, compresi i recentissimi disegni di legge denominati “pacchetto sicurezza”, sia contraria ai principi liberali che devono ispirare i rapporti tra Stato e cittadino.

Il sistema del diritto penale ha visto l’introduzione di nuove fattispecie di reato (si va a titolo esemplificativo dalle modifiche al codice penale originate dall’allarme dei rave party alla criminalizzazione dei minorenni, passando per ulteriori interventi sul codice rosso fino a giungere alla rilevanza penale del blocco stradale), la creazione di nuove categorie di pericolosi sociali destinatari di misure di prevenzione, l’inasprimento delle pene, un vero e proprio arsenale creato nella inaccettabile visione del processo penale quale mezzo di contrasto ai fenomeni che affliggono la società.

I propositi di rimediare al panpenalismo, annunciati dal Ministro Nordio fin dal suo insediamento, si infrangono di fronte alla pretesa di utilizzare il diritto penale per perseguire un effetto placebo di tranquillità sociale.

L’OCF ritiene che vada radicalmente modificata l’idea dalla quale si dipana l’azione del Governo nell’ambito della giustizia penale.

L’unico effetto delle novità già introdotte e di quelle di prossima programmazione sarà quello di aggravare la già difficile situazione del sistema processuale penale: si verificherà, infatti, un aumento dei processi da trattare che inciderà negativamente sull’efficienza del sistema.

Inoltre, l’inasprimento delle pene inciderà in modo negativo, paralizzando sia gli effetti positivi dell’avvenuta introduzione di misure deflattive, quali la messa alla prova, sia quelli derivanti dalla previsione di sanzioni diverse dalla pena detentiva, con ciò rafforzando una impostazione carcero-centrica della esecuzione penale.

Alla luce dell’attuale scenario, l’Ocf deve prendere atto di un indirizzo legislativo che sacrifica ulteriormente la qualità della giurisdizione penale.

E proprio a sostegno della qualità della giurisdizione, l’OCF ritiene non più differibile la riforma dell’ordinamento giudiziario, che ha già subito un primo rinvio rispetto al termine del mese di giugno 2023, entro il quale il Governo avrebbe dovuto emanare i decreti delegati.

Le modifiche già previste dalla legge delega in tema di valutazione della professionalità dei magistrati, con la previsione dell’esame della qualità dell’attività svolta anche in ambito cautelare e la verifica di gravi anomalie con riferimento agli esiti nei giudizi successivi, porteranno a un miglioramento della qualità della giurisdizione. In tale direzione, di notevole importanza è l’estensione delle materie sulle quali è previsto l’intervento attivo e il diritto di voto degli avvocati nei Consigli Giudiziari.

Occorre, peraltro, porre rimedio alle uniformi e standardizzate valutazioni di professionalità dei magistrati degli ultimi anni, che hanno consentito il prosperare del correntismo abbinato al carrierismo.

Altra urgenza è rappresentata dalla necessità di ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo e disciplinare il rapporto tra magistratura e politica e i passaggi dei magistrati dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa. A ciò andrebbe abbinato l’incremento della presenza degli avvocati negli uffici legislativi e nelle direzioni ministeriali. Al contempo appare non più differibile che il Governo affronti con responsabilità e immediatezza il problema dell’inadeguatezza degli organici della magistratura, causa principale delle disfunzioni e della irragionevole durata del processo.

Non è, quindi, accettabile uno stallo ulteriore della riforma dell’ordinamento giudiziario, sulla quale l’OCF denuncia che è calato un preoccupante silenzio, pur nella consapevolezza che si tratta soltanto di un primo importante passo, ma insufficiente se non abbinato alla separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice, unica soluzione per garantire la terzietà di quest’ultimo.

Documento GdL Penale – Assemblea 18.11.2023