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In memoria di Papa Francesco
L’Organismo Congressuale Forense esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco.
Con il suo pontificato, ha saputo parlare al cuore dell’umanità intera, promuovendo valori universali di giustizia, pace e solidarietà.
La comunità forense italiana si unisce al dolore della Chiesa e del mondo intero, custodendo con gratitudine il suo instancabile impegno per i più deboli e per una società più giusta.
Turchia; OCF: "Difesa sotto attacco, solidarietà agli Avvocati perseguitati dal regime di Erdogan"
Siamo stanchi di registrare, quasi quotidianamente, un nuovo episodio di aggressione alla funzione difensiva in Turchia.
È di oggi la notizia dell’arresto, con l’accusa pretestuosa di corruzione, del Collega Mehmet Pehlivan, la cui unica colpa è di essere il difensore del Sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu che ha osato schierarsi e candidarsi contro il tiranno Erdogan.
Lo ripetiamo incessantemente da anni: l’Avvocatura è sempre sotto attacco in quei paesi i cui dittatori vogliono sopprimere la libera manifestazione del pensiero, reprimere il dissenso e governare con metodi totalitari.
La Comunità Internazionale, per prima quella Europea alla quale la Turchia ha chiesto da tempo di aderire, e l’Italia non possono violare i principi condivisi e venir meno agli impegni assunti con la sottoscrizione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e di tutti gli altri trattati che garantiscono, tra i diritti fondamentali, anche la libertà di manifestazione del pensiero e il diritto di difesa e, per tale ragione, devono censurare con fermezza le aggressioni nei confronti dell’Avvocatura e rifiutare ogni forma di cooperazione con i Paesi che le commettono.
Un forte segnale sarebbe costituito dalla immediata ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione per la Protezione della Professione Forense, adottata dal Consiglio d’Europa lo scorso 12 marzo, con al quale gli Stati firmatari si impegnano a garantire la libertà di esercizio della professione senza discriminazioni, indebite pressioni o atti di violenza e riconoscono il diritto degli avvocati a esprimersi liberamente su questioni legali e di giustizia, senza subire conseguenze negative o ritorsioni, oggi quanto mai necessaria e urgente.
Turchia; OCF: "Ennesimo vergognoso attacco all'Avvocatura turca. Intervengano istituzioni italiane ed europee"
OCF denuncia l’ennesima aggressione ai diritti umani da parte del dittatore Erdogan.
Il Tribunale di Istanbul ha destituito il Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Prof. Ibrahim Kaboglu, insigne costituzionalista ed esperto di diritti umani, e decretato lo scioglimento del direttivo.
È soltanto l’ultimo vergognoso attacco all’avvocatura turca, dopo le tristi vicende di Ebru Timtik, della CHD, di Tahir Elçi.
Le aggressioni alla funzione forense, ultimo baluardo della difesa dei diritti di tutti, ancor più nei regimi totalitari come quello turco, richiedono un fermo intervento delle istituzioni italiane ed europee a tutela dei principi espressi, in primo luogo, dalla Convenzione EDU e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che assegnano all’avvocatura il compito insostituibile e primario di consentire a tutti gli esseri umani l’esercizio del diritto fondamentale alla difesa.
OCF condanna qualunque aggressione o limitazione alla funzione difensiva.
SEGUE IL TESTO DEL COMUNICATO TRADOTTO IN LINGUA TURCA
OCF: 'Türk Barosuna yönelik utanç verici bir saldırı daha. İtalyan ve Avrupa kurumları müdahale etsin”
OCF, diktatör Erdoğan'ın insan haklarına yönelik bir başka saldırısını daha kınıyor.
İstanbul Mahkemesi, Baro Başkanı, seçkin anayasacı ve insan hakları uzmanı Profesör İbrahim Kaboğlu'nu görevden aldı ve yönetim kurulunun feshine karar verdi.
Bu, Ebru Timtik, CHD ve Tahir Elçi'nin başına gelen üzücü olayların ardından Türk barosuna yönelik utanç verici saldırıların sadece sonuncusudur.
Türkiye'deki gibi totaliter rejimlerde herkesin haklarını savunmanın son kalesi olan avukatlık mesleğine yönelik saldırılar, İtalyan ve Avrupa kurumlarının, her şeyden önce AİHS ve İnsan Hakları Evrensel Beyannamesi'nde ifade edilen ve avukatlık mesleğine tüm insanların temel savunma haklarını kullanmalarını sağlamak gibi yeri doldurulamaz ve birincil bir görev yükleyen ilkeleri korumak için sert bir şekilde müdahale etmesini gerektirmektedir.
OCF, savunma işlevine yönelik her türlü saldırıyı veya sınırlamayı kınamaktadır.
Giustizia; OCF: "Chiusura dell'ufficio del Giudice di Pace di Napoli Nord inaccettabile per un Paese civile, intervenga il Ministro Nordio"
L’Organismo Congressuale Forense esprime la propria ferma e profonda indignazione per la chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Napoli Nord. Una decisione che rappresenta un grave passo indietro nella gestione della giustizia nel territorio, uno smantellamento ingiustificabile che compromette i diritti dei cittadini e l’esercizio della professione forense.
E’ inaccettabile per un Paese civile che un presidio giudiziario venga chiuso per l’assenza di personale, problematica nota del resto da anni. La giustizia non può essere sospesa, ma richiede un intervento immediato del Ministero della Giustizia per ripristinare la piena operatività dell’ufficio.
L’Organismo Congressuale Forense è al fianco degli avvocati del Foro di Napoli Nord e chiede azioni immediate, per invertire la rotta del degrado della giustizia di prossimità denunciato da tempo: occorre l’adozione di misure straordinarie per colmare le gravi carenze di personale, l’attivazione di un interpello ministeriale per nuove risorse, un piano straordinario per smaltire l’arretrato e la revoca immediata della chiusura dell’ufficio.
L’Organismo Congressuale Forense non resterà a guardare mentre si consuma uno scempio ai danni della giustizia e della professione forense. Se non arriveranno risposte concrete e immediate, OCF è pronto a promuovere ogni iniziativa necessaria per ripristinare la legalità e il diritto alla giustizia nel territorio.
Giustizia; OCF: bene rinvio nuove competenze dei Giudici di Pace, accolte le nostre richieste. Ora occorre un intervento strutturale.
L’Organismo Congressuale Forense accoglie con soddisfazione la decisione del Ministero della Giustizia di posticipare al 30 giugno 2026 l’entrata in vigore delle nuove competenze dei Giudici di Pace. Questa proroga, attesa e auspicata, rappresenta il frutto di un costante impegno dell’OCF, che già un anno fa aveva avviato un monitoraggio approfondito attraverso un sondaggio tra gli Ordini e gli Uffici del Giudice di Pace, evidenziando scoperture di organico gravissime.
Tutta l’Avvocatura si è unita nel sostenere questa battaglia, e ringraziamo il Ministero e i parlamentari che hanno ascoltato il nostro allarme. Il rinvio era indispensabile per evitare il collasso della giustizia di prossimità, già al limite per le carenze di magistrati onorari e personale amministrativo. In alcuni uffici, come Milano, Torino, Bologna e Napoli, il tasso di scopertura supera il 70%.
Tuttavia, il problema dell’efficienza della giustizia civile non è affatto risolto. Questo rinvio è solo un primo passo, e deve essere accompagnato da riforme strutturali: è necessario affrontare in modo più ampio il tema della giustizia onoraria, a cui la politica ha deciso senza la necessaria attenzione di affidare gran parte della giustizia civile. E rimane dirimente il ruolo dell’Avvocato, che la Riforma Cartabia ha enormemente svilito. Riteniamo indispensabile, come da tempo chiediamo, l'abolizione di quella riforma per garantire un sistema giustizia equo ed efficiente. L’OCF continuerà a monitorare la situazione e a battersi per soluzioni strutturali che assicurino un vero miglioramento della giustizia nel nostro Paese.
Attacchi alla Cassazione sul caso Diciotti; OCF: "La libertà di magistrati e avvocati è presidio di democrazia"
L’aggressione verbale della politica alla Cassazione, a seguito della sentenza sul caso dei migranti imbarcati sulla “Diciotti”, consente di riprendere il tema più volte ribadito dall’avvocatura, ossia quello della imprescindibilità della libertà e terzietà del giudice, principio al quale è strettamente connesso quello della libertà dell’avvocato e del cittadino.
Purtroppo, si ripetono, da parte della politica, ma anche del popolo mediatico, gli elogi o gli smodati e gravi attacchi ai giudici a seconda che il provvedimento emesso risponda o meno ai desideri della piazza o al supposto interesse dello Stato. Lo stesso distorto e incostituzionale modo di intendere la giurisdizione è alla base della critica frequente ai giudici che assolvono o ai difensori per il semplice fatto di assumere difese in processi a vocazione mediatica e di persone accusate di reati gravi.
Va ribadito che le sentenze si possono criticare, ma è inconcepibile e incostituzionale la pretesa che il giudice nel decidere debba rispondere a interessi terzi e diversi dalla legge e dai principi che governano l’esercizio della giurisdizione. Ogni pressione indebita al giudice lede la libertà del cittadino e del difensore, così come gli insulti ai difensori sono un attentato alle fondamenta della nostra democrazia.
L’OCF precisa che il giudice è tenuto a decidere sulla base di valutazioni giuridiche e non politiche, né deve tenere conto delle aspettative del popolo- Ogni divergenza da ciò determina una lesione anche del diritto di difesa. Non si dimentichi che il diritto del migrante, così come la tutela di tutti i diritti umani e del soggetto accusato, vede sempre un difensore che si pone quale argine a tutela dell’individuo e che riafferma la centralità dell’essere umano in linea con la nostra Costituzione.
L’OCF ribadisce che difenderà sempre i principi liberali, che non ammettono che chi giudica e chi difende siano condizionati.
Ddl violenza di genere; OCF.: "Strumentalizzazione della giustizia penale alla ricerca di facile consenso elettorale"
L’Organismo Congressuale Forense, con riferimento al recente disegno di legge in tema di violenza di genere e alle sue ricadute processual–penalistiche, ribadisce, come già ampiamente fatto in occasione del D.D.L. c.d. sicurezza, che è totalmente contrario a progetti di riforma ispirati a una visione illiberale del diritto penale, ideati in spregio ai diritti dell’individuo e ai valori della Costituzione e che trasformano il processo in una esecuzione sommaria fin dal momento delle indagini.
Il recente disegno di legge prevede tutta una serie di modifiche che hanno un unico denominatore comune, ossia il ricorso al carcere quale panacea dei mali. Siamo all’ennesima strumentalizzazione della giustizia penale alla ricerca di facile consenso elettorale.
Non può che prendersi le distanze da norme che discriminano in maniera incostituzionale il medesimo delitto in ragione del genere, così come va stigmatizzato l’ennesimo aumento delle pene, l’inclusione tra i reati ostativi dei delitti di maltrattamenti in famiglia e di stalking, l’introduzione di aggravanti, la marginalizzazione dell’accusato nel processo a vantaggio della persona offesa. Insomma, il diritto penale assume un volto marcatamente repressivo che criminalizza attraverso generalizzazioni l’individuo prima del processo e rende impossibile la difesa di chi è accusato di taluni reati, catalogo sempre in aumento. Si riafferma con decisione che la prevenzione e la tutela della vittima non può essere affidata all’aumento delle pene o a slogan elettorali applicati al diritto penale. Peraltro, l’inefficacia di tali misure ai fini preventivi è dimostrata dall’aumento dei delitti negli ultimi anni nonostante il c.d Codice Rosso e le altre misure repressive adottate. Al contempo, mancano seri interventi sul sociale e che diffondano una cultura del rispetto verso la donna e in genere l’altrui persona. Si auspica che lo stesso Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica pongano rimedio e blocchino una riforma che porterà a gravi ingiustificati sacrifici della libertà dell’innocente e a delineare un processo penale fortemente ingiusto.
Ddl violenza di genere; O.C.F: strumentalizzazione della giustizia penale per il consenso elettorale
L’Organismo Congressuale Forense, con riferimento al recente disegno di legge in tema di violenza di genere e alle sue ricadute processual–penalistiche, ribadisce, come già ampiamente fatto in occasione del D.D.L. c.d. sicurezza, che è totalmente contrario a progetti di riforma ispirati a una visione illiberale del diritto penale, ideati in spregio ai diritti dell’individuo e ai valori della Costituzione e che trasformano il processo in una esecuzione sommaria fin dal momento delle indagini.
Il recente disegno di legge prevede tutta una serie di modifiche che hanno un unico denominatore comune, ossia il ricorso al carcere quale panacea dei mali. Siamo all’ennesima strumentalizzazione della giustizia penale alla ricerca di facile consenso elettorale.
Non può che prendersi le distanze da norme che discriminano in maniera incostituzionale il medesimo delitto in ragione del genere, così come va stigmatizzato l’ennesimo aumento delle pene, l’inclusione tra i reati ostativi dei delitti di maltrattamenti in famiglia e di stalking, l’introduzione di aggravanti, la marginalizzazione dell’accusato nel processo a vantaggio della persona offesa. Insomma, il diritto penale assume un volto marcatamente repressivo che criminalizza attraverso generalizzazioni l’individuo prima del processo e rende impossibile la difesa di chi è accusato di taluni reati, catalogo sempre in aumento. Si riafferma con decisione che la prevenzione e la tutela della vittima non può essere affidata all’aumento delle pene o a slogan elettorali applicati al diritto penale. Peraltro, l’inefficacia di tali misure ai fini preventivi è dimostrata dall’aumento dei delitti negli ultimi anni nonostante il c.d Codice Rosso e le altre misure repressive adottate. Al contempo, mancano seri interventi sul sociale e che diffondano una cultura del rispetto verso la donna e in genere l’altrui persona. Si auspica che lo stesso Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica pongano rimedio e blocchino una riforma che porterà a gravi ingiustificati sacrifici della libertà dell’innocente e a delineare un processo penale fortemente ingiusto.
Separazione delle carriere; OCF:"Nessun allarme, i PM continueranno a essere indipendenti"
Roma 24 gennaio 2025 – Rispetto alla volontà dell’Associazione Nazionale Magistrati di voler adottare forme di protesta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, rimane da parte dell’Avvocatura grande perplessità in merito a questo arroccamento e si ribadisce con fermezza la necessità della separazione delle carriere. Si tratta di una riforma fondamentale a tutela dei diritti dei cittadini, sostenuta da autorevoli esponenti dell’accademia e del mondo della giustizia, che ritengono la separazione delle carriere “una naturale conseguenza dell’articolo 111 della Costituzione”.
L’attuale assetto del sistema giudiziario italiano non garantisce ancora una piena separazione tra giudici e pubblici ministeri, elemento essenziale per rafforzare l’imparzialità del giudice e assicurare l’equilibrio tra accusa e difesa. L’art. 111 della Costituzione, infatti, sancisce la distanza tra pubblico ministero e giudice, ma questa rimane incompleta a causa dell’esistenza di un unico organo di autogoverno delle carriere.
La riforma costituzionale approvata alla Camera, che prevede la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura indipendenti, sotto la presidenza del Capo dello Stato, si ispira a principi liberali e mira a garantire ai cittadini un processo giusto, con un giudice equidistante dalle parti e rafforzato rispetto al pubblico ministero. Non vi è alcun motivo di allarme: il pubblico ministero continuerà a essere indipendente e sottoposto alle stesse leggi che oggi ne regolano l’operato.
L’Avvocatura, con l’equilibrio e la moderazione che la contraddistinguono, si continuerà a impegnare per diffondere una corretta informazione in vista del referendum costituzionale, fedele alla propria funzione di essere sempre a tutela dei diritti del cittadino.
ASSEMBLEA OCF 24 E 25 MAGGIO 2024 | Attacco alle garanzie del difensore
ASSEMBLEA OCF 24 E 25 MAGGIO 2024
Attacco alle garanzie del difensore
L’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense
- attesa l’iniziativa della Procura della Repubblica di Milano, non avallata dal Giudice per le indagini preliminari, che ha indagato e chiesto la misura interdittiva nei confronti di due difensori nell’ambito dello stesso procedimento nel quale espletavano l’incarico difensivo;
- rilevata l’utilizzazione di conversazioni tra l’Avvocato e il suo assistito in ragione dell’esercizio dell’attività difensiva;
evidenzia il pericolo di compressione del diritto di difesa e l’impossibilità di garantire la stessa quale conseguenza di investigazioni e tesi accusatorie che non tengano conto della importanza del ruolo del difensore.
Esprime, poi, forte preoccupazione per il verificarsi di vicende giudiziarie che evidenziano la diffusione di idee di giustizia che contrastano con la natura liberale e democratica del nostro Stato. Infatti, la libertà del rapporto tra avvocato e suo assistito discende dalla funzione essenziale della difesa nel processo. Le indagini a carico del difensore nel corso del processo costituiscono di per sé una aggressione alla libertà del cittadino.
Inoltre, l’ascolto e, per giunta, l’utilizzazione di conversazioni tra l’indagato e il suo difensore sono un vulnus ad una concezione liberale della giustizia, in violazione del divieto espresso di cui all’art. 103 comma 5 c.p.p.. Il cittadino deve rapportarsi al suo difensore con l’assoluta tranquillità che quanto riferito non sia percepito dagli inquirenti e, addirittura, utilizzato contro di lui nel processo a suo carico. Diversamente, la difesa sarebbe ineluttabilmente negata e il difensore posto nell’impossibilità di espletare effettivamente il mandato professionale. E’, poi, peculiare che sia proprio l’iscrizione dell’Avvocato nel registro degli indagati, a seguito dell’ascolto e della interpretazione dei dialoghi tra lo stesso e il suo assistito, a rendere utilizzabili le stesse intercettazioni.
Si invita, pertanto, il Parlamento ad approvare con urgenza, in via definitiva, la riforma dell’art. 103 c.p.p. che, nella nuova formulazione, obbliga espressamente gli inquirenti ad interrompere immediatamente l’ascolto delle conversazioni nel caso di colloquio al quale prenda parte l’Avvocato, onde evitare il ripetersi di sconcertanti attacchi alle garanzie del difensore come avvenuto a Milano.
L’OCF, ribadendo la gravità di quanto avvenuto, valuterà iniziative future di ferma protesta.
Documento su Attacco alle garanzie del Difensore 25.05.2024