Un rispettoso saluto alle autorità presenti ed un affettuoso benvenuto all’Avvocatura Italiana, da parte dell’Organismo Congressuale Forense.

Grazie di cuore al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino che si è prodigato con impegno e passione, raggiungendo gli ottimi risultati di cui godremo in questi giorni.

Quando ci siamo lasciati nel dicembre 2023 nella Sessione straordinaria di Roma, qualcuno sosteneva che l’aver creato un ampio e rappresentativo tavolo di lavoro per la riforma della legge professionale avrebbe sminuito l’importanza del Congresso e conseguentemente quella dell’Organismo Congressuale Forense.

In buona sostanza, ci sarebbe stato un certo qual ridimensionamento che però non ho verificato affatto. Anzi, 2.500 Colleghi iscritti ed oltre 317 mozioni presentate fanno di questo appuntamento uno dei più avvertiti degli ultimi anni.

C’è, al contrario, grande voglia di Congresso ed un forte desiderio di ragionare insieme di politica forense.

Era questo il primo obiettivo che ci eravamo posti, al momento del nostro insediamento, fare da collante per unire tutta l’Avvocatura, fornendo una voce unica alla politica per non consentirle alcun alibi ed inoltre essere presenti nei territori per far crescere la voglia di Congresso e di OCF che ne è la diretta promanazione.

La Sessione straordinaria di Roma aveva assegnato a noi, al CNF ed ad un numero consistente di rappresentanti dell’Avvocatura un incarico non certo semplice e di poco momento: approfittando del buon clima che avevamo costruito e dei felici rapporti con la politica  dovevamo disegnare, mediante una nuova legge professionale, un nuovo abito che calzasse su misura sulla figura di un Avvocato moderno, con lo sguardo verso il futuro ma con i piedi ben piantati per terra, ancorato ai principi che ci connotano e che rendono unica la nostra professione.

Una legge non autoreferenziale o corporativa ma rivolta alla tutela delle libertà dei nostri assistiti. Una legge, inoltre, che fosse coraggiosa nel disciplinare temi delicati e talora divisivi: monocommittenza che abbiamo legato alla collaborazione professionale, incompatibilità, consulenza esclusiva e rete professionale.

Ebbene, dopo mesi intensi e faticosi ma anche straordinari per la portata e la profondità della discussione, una volta consegnata la bozza alla politica e verificato il buon recepimento che ne è stato fatto, possiamo dirvi di aver esaurito, con profitto, il nostro mandato.

Come sapete, la riforma è stata incardinata e la sua disamina partirà da Montecitorio e ci auguriamo che venga approvata nel termine previsto di sei mesi.

Ma all’attivo dell’Organismo Congressuale Forense non c’è solo questo.

Qualche mese dopo il nostro insediamento siamo riusciti a portare a casa la Legge sull’equo compenso, la cui importanza è sotto gli occhi di tutti ma che si percepisce ancor meglio mettendo mano ai lavori preparatori, ove emerge l’abisso in cui era precipitata l’Avvocatura che ha avuto necessità di una legge per ristabilire un equilibrio che era completamente compromesso a scapito della nostra professione.

Certamente occorre ancora vigilare – noi stessi abbiamo impugnato un bando Inail per violazione dell’equo compenso, vicenda che si sta concludendo felicemente per annullamento in autotutela – ma la posizione da difendere è ben più salda di qualche anno fa.

Altro punto da segnare decisamente all’attivo è quello della separazione delle carriere della magistratura tra le funzioni requirenti e giudicanti.

 

Abbiamo contribuito da subito ad indirizzare la riforma, tra i tanti modelli possibili, verso una modifica “soft” che non incidesse sull’obbligatorietà dell’azione penale che avrebbe inutilmente e pericolosamente zavorrato il percorso parlamentare.
Ocf ha solo formalmente esaurito il suo compito su questo tema, perché l’aspetta un percorso bello ed interessante che però presenta anche delle insidie: quello di comunicare ai cittadini, anche mediate l’adesione ai comitati referendari, perché vi assicuro, per averlo provato sul palco nelle piazze, a contatto immediato con chi dovrà votare, che non è facile parlare a coloro che non sono Avvocati perché occorre utilizzare concetti semplici ed un linguaggio preferibilmente non aggressivo. Il cittadino dovrà comprendere che con il prossimo referendum non si agirà contro la magistratura ma solo a tutela del giudice terzo, a completamento della riforma Vassalli di oltre 30 anni fa.

Proseguendo nella disamina dei risultati conseguiti, quello più importante che abbiamo colto è il rinvio dell’aumento di competenze del Giudice di Pace Civile.

Inizialmente abbiamo operato come se fossimo in un laboratorio, studiando i dati che ci siamo fatti inviare direttamente dalle cancellerie dei Giudici di Pace, fino a che i Presidenti dei Tribunali non glielo hanno impedito e poi abbiamo avanzato delle proposte per risolvere l’emergenza, prima tra tutte la riduzione del termine per prendere possesso delle funzioni.

Abbiamo così pressato la politica per rinviare l’aumento di competenza della Legge Orlando che avrebbe fatto sì che proprio in questi giorni, dinanzi ad un Giudice Onorario, privo di sufficiente organico a livello amministrativo e senza idonee strutture telematiche, si sarebbe dovuto trattare oltre il 40% delle cause civili, il che avrebbe determinato la paralisi totale della giustizia.

Un fruttuoso confronto pubblico con la politica a gennaio di questo anno, a Roma, al Capranichetta, ha fatto sì che si aprisse la prima breccia in un muro che sembrava non doversi sgretolare mai, nel rispetto dei rigidi parametri imposti dall’ Europa (ricordate che il Giudice di Pace non fa’ statistica e quindi un aumento di competenze favoriva la situazione dei Tribunali) per accedere ai fondi del PNRR. Ed abbiamo così assistito alle prime pubbliche promesse del Vice Ministro Sisto: “Se non ci saranno le condizioni ad ottobre, non manderemo nessuno allo sbaraglio”.

E da lì, grazie anche al nostro strenuo impegno ed al formidabile sostegno di tutta l’Avvocatura, con le Associazioni in testa – che non smetterò mai di ringraziare – siamo arrivati al provvido rinvio che fornirà il tempo anche di rivedere profondamente la legge Orlando.

Ci sono anche degli obiettivi che andranno ancora conseguiti e prima degli altri inserirei una rivisitazione complessiva della Legge Cartabia in materia civile.

A gennaio 2023, da poco insediati, stavamo già dal Capo di Gabinetto della Giustizia per esprimere le nostre ragioni e consegnare un corposo testo di modifiche da apportare e vi posso anticipare che dopo l’augurabile riscossione dell’ultima rata del PNRR, ad aprile – maggio 2026, più di qualcosa cambierà e l’auspicio è quello di vedere nuovamente popolarsi le aule del civile.

Non dovrebbe tardare neppure la menzione esplicita dell’Avvocato in Costituzione, lo ha assicurato più volte il Ministro Nordio, con un innesto dedicato al difensore che, con grande probabilità, verrà inserito nell’articolo 111 della Costituzione, non nel 24 o nel 27, troppo iconici per essere ritoccati.

Sicuramente vi sarà molto altro da fare e per comprendere le urgenze basta mettere mano ai comunicati e ai documenti di OCF.

Le future battaglie dovranno però essere sostenute da una Avvocatura che dovrà essere consapevole che molto è cambiato negli ultimi anni, addirittura tantissimo dopo il Covid e non si può solo guardare indietro e rimpiangere i tempi che furono, perché saremmo perdenti.

Ed occorre evitare il rischio di essere autoreferenziali. Come OCF abbiamo commissionato per tre anni di seguito un sondaggio per sapere cosa pensano di noi i piccoli imprenditori ed i risultati ci dicono che alla causa in Tribunale si preferisce un accordo e che l’imprenditore necessita di assistenza complessiva a 360 gradi, tanto da divenire quasi organico all’azienda.

La prima e più importante sfida si avrà proprio con l’Intelligenza Artificiale che ci impegnerà a breve e che rappresenta una questione concreta ed attuale, non più confinata a scenari di fantascienza.

Con o senza consapevolezza degli individui, si è già profondamente radicata nella nostra realtà e diverrà, in futuro, sempre più influente. Con essa lo saranno le sue straordinarie potenzialità, ma anche i rischi, così rilevanti da poter sovvertire diritti e garanzie che rappresentano i pilastri per gli Stati moderni e per l’Unione europea.

In tale contesto un atteggiamento di rassegnazione o indifferenza rischia quindi di creare danni irreparabili. E pertanto, al fine di sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, mantenendo tale tecnologia sotto il controllo umano ed al servizio della collettività, è necessario conoscerla nel dettaglio, studiarla ed analizzarla sotto vari angoli prospettici.

Per questo esprimo la mia gratitudine a tutti quelli che si sono impegnati da anni sul tema e penso, tra le tante, alle iniziative degli Ordini di Genova negli scorsi anni con il DET e di Milano poi che con Talk to the future, negli ultimi tre anni, ha dedicato una intera settimana a pregevoli approfondimenti. Eventi ai quali abbiamo partecipato in forze.

Non è un caso che il nostro Congresso reca un titolo che contiene già una risposta a come approcciare al tema: l’Avvocato del futuro. Pensare da legale ed agire in digitale.

Per evidenti ragioni di sintesi mi avvio alla conclusione ed ai ringraziamenti.

Coordinare OCF per tre anni significa vivere un’esperienza straordinaria e totalizzante che però mette in secondo piano la propria attività professionale e tutto il resto, per cui lo sforzo non può durare un altro mandato.

Ringrazio affettuosamente gli amici fantastici dell’Ufficio di Coordinamento per la sintonia che si è subito creata e per i sacrifici che hanno fatto ed abbraccio tutti i valorosi componenti della nostra frizzante Assemblea. Mi perdonerete se ho sempre preferito per le nostre comunicazioni un linguaggio equilibrato, sobrio, che prediligesse l’approfondimento e non cedesse ai facili slogan che a volte invece riscuotono più favore. Anche quando abbiamo criticato qualcosa e qualcuno, non lo abbiamo mai fatto in modo dissennato perché a rompere ci vuole un attimo ed a ricostruire molto di più. Ha assolutamente ragione Erminio Mazzucco, componente OCF, quando ci ha ricordato nell’ultima Assemblea, di come siamo stati attenti ad utilizzare i termini giusti, citando Heidegger che afferma che “il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo.” E’ proprio così: il linguaggio connota chi si esprime, bisogna stare attenti.

Ringrazio il Consiglio Nazionale Forense con il quale ci siamo sempre confrontati, le Associazioni per l’appassionata e qualificata collaborazione e gli Ordini per l’aiuto ed il continuo supporto logistico. E ringrazio anche quegli Avvocati che oltre a caricarsi quotidianamente sulle spalle le sorti dei propri assistiti, hanno inteso fornirci suggerimenti e proposte.

E per finire ringrazio soprattutto coloro i quali – e sono stati tanti – quando mi presentavano ad un evento, convegno o congresso che fosse, lo facevano con questa introduzione: “Ecco il Nostro Coordinatore”.

Per me significava tanto perché voleva dire che OCF era entrato nel cuore degli Avvocati!

 

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